Lotito: "Non ricomprerei la Lazio, ma ora me la tengo... Reja resterà, Zàrate non va male per colpa sua... Per il salto di qualità serve più cattiveria, io mi mangerei l'erba!"
Ama citare le battute del Marchese del Grillo perché, confessa, «mi piacerebbe un tifoso della Lazio come Alberto Sordi», ma Claudio Lotito assomiglia più al marchese del trillo: quattro-telefonini-quattro ai quali risponde contemporaneamente. Forse maledicendo la natura che ci ha fornito solo due orecchie. Il presidente della Lazio arriva nella redazione di Leggo con la sua valigetta 48 ore (24 sono troppo poche per lui), il solito vagone di parole d’un uomo che si sente in prima linea e, soprattutto, vincente. Promettendo, un giorno, di diventare il primo anche in classifica.
Nell’ambiente dei calciatori dicono di lei: paga poco, ma paga sempre e puntualmente.
«Io pago il giusto. Ora tutti hanno scoperto i contratti a obiettivo, quando li proposi mi ridevano dietro. Lo stesso quando acquistavo giocatori prendendoli in prestito. Dicevano: Lotito nun caccia i sordi. Adesso lo fanno tutti. La verità è che arrivo sempre un giro prima».
Oggi ricomprerebbe la Lazio?
«No. Lo feci per una spinta passionale ma questo è un mondo dominato dall’interesse. Credo che una persona che ha avuto successo debba ridare qualcosa alla comunità. Invece in giro vedo pochi imprenditori e manager, ma purtroppo molti prenditori e magnager».
Vincerà lo scudetto, prima o poi?
«Io ho già vinto: coppa Italia, Supercoppa. Vi ricordate Mourinho? Disse: Roma zero titoli, Milan zero titoli, Juve zero titoli, Lazio un titolo, perché siamo stati gli unici a togliere un trofeo alla sua Inter (la Supercoppa, ndr)».
Non ha capito. Parlavamo dello scudetto?
«A chi non piacerebbe? Però lo scudetto di Cragnotti del 2000 l’ho pagato io. Datemi mille miliardi del vecchio conio e vinco tutto. Quando sono arrivato c’erano 550 milioni di euro di debiti. Lo scudetto l’ho già vinto, è quello del bilancio».
Per il successo bisogna investire.
«Tra un anno e mezzo chi non ha cervello è morto. Nel 2014 entrerà in vigore il fair play finanziario e finirà il gioco del patron che butta i soldi al fuoco, come faceva il Marchese del Grillo con la sedia del Settecento. Anche
Berlusconi si è stancato di buttare via 80 milioni l’anno».
Sembra che Platini abbia le sue stesse idee.
«E chi pensate sia stato a parlarne per primo con lui? Eravamo a Montecarlo e per i ciechi e i sordi ero andato solo a vedere la finale di Supercoppa Europea».
Quindi, il calcio dal 2014 sarà…
«Bisogna capovolgere i valori del sistema. Insegnare ai giovani il rispetto delle regole. La Lazio per il suo compleanno ha deposto una corona di fiori all’Altare della Patria e commemorato i caduti della polisportiva. Primo e unico club. Sono stato bersagliere e ho fatto suonare il silenzio».
Capitolo stadio. Sono anni che se ne parla, quando lo costruirà davvero?
«Dipendesse da me, fra tre anni è pronto. Il problema è che la legge ancora non è stata approvata per speculazioni inesistenti. Ma sullo stadio sono stato il primo, dopo Viola (presidente della Roma negli anni Ottanta, ndr), a presentare un progetto. Oggi ne hanno capito tutti l’importanza. Diciamo così: tre anni dopo che mi danno il via».
Spieghi cosa intende per importanza.
«I club hanno un patrimonio volatile, suscettibile di forti svalutazioni, costituito dai calciatori. Non potrebbero nemmeno stare in Borsa. Con gli stadi potranno contare su un patrimonio vero, ma naturalmente vanno gestiti in modo che producano guadagni, sennò smettono di essere capitali utili».
Ma se lei è questo fenomeno, perchè i tifosi continuano a contestarla?
«Una sparuta minoranza. I tifosi che mi sostengono sono la maggioranza silenziosa. I laziali sono così, preferiscono stare in disparte ma nelle difficoltà escono come i funghi. Comunque è vero che sono molto più apprezzato nel resto d’Italia».
Prego?
(dalla valigia tira fuori i dati di un sondaggio). «Fuori da Roma la mia notorietà è all’83%. Molto più alta che in città».
Voterebbe per Rosella Sensi presidente di Lega?
«Non mi risulta che sia candidata».
Come giudica la Sensi presidente?
«Nelle condizioni in cui ha ereditato la squadra ha portato dei risultati no? Bisogna vedere costi e benefici però».
Cioè?
«Fate un po’ un excursus su quant’è il monte ingaggi di tutte le squadre. Ve li dico io: 247 milioni una, 240 l’altra, 180 un’altra ancora, Roma 120. La Lazio appena 30. Qual è la proporzione?»
Però la Lazio perde 4 derby consecutivi.
«Non significa nulla, mi dispiace soltanto per i nostri tifosi».
Adriano l’avrebbe preso a 3,1 milioni d’ingaggio l’anno?
«No».
E al 33enne Totti avrebbe fatto un contratto quinquennale?
«Mai».
Tra Reja e Zarate ci sono problemi?
«Normale dialettica dopo una partita pareggiata ingiustamente. Reja ha solo detto che il ragazzo deve giocare per la squadra. Se Zarate non va bene la colpa non è del tecnico».
Perché allora non rinnova il contratto a Reja?
«Perché lui per una questione scaramantica preferisce aspettare maggio. Ma resterà».
I tifosi cominciano a fischiare l’allenatore.
«Posso dire una cosa: i tifosi devono fare i tifosi. Il tifoso deve pensare a guardare la partita. A Napoli i tifosi valgono perché riempiono sempre lo stadio. Noi siamo quarti, il Napoli lo abbiamo battuto nettamente e lo stadio era mezzo vuoto».
Qual è il traguardo minimo di quest’anno?
«Questa Lazio vale quello che ha fatto vedere a inizio stagione».
Dia un voto alla squadra.
«Voto morale 9. Il voto alla resa tecnica è invece ondivago».
Che cosa manca per il salto di qualità?
«Sono ragazzi troppo buoni, quando il livello agonistico si alza vanno in crisi. Abbiamo preso Sculli anche per questo. Ci vorrebbe maggiore cattiveria sportiva. Se potessi giocare, me magnerei l’erba».
Quale giocatore prenderebbe dalla Roma?
«Nessuno. Questi discorsi non li voglio fare perché demolirebbero tutto ciò per cui mi sto battendo: valori, tradizione, colori».
È vero che il settore giovanile della Lazio non funziona a dovere?
«Questa è un’altra leggenda metropolitana. Abbiamo tirato fuori Cavanda, Perpetuini e anche Kozak. Per prendere Libor mi è bastato guardarlo in faccia e ho detto ”questo è Toni giovane”. Gli feci firmare il contratto sul cofano della macchina mentre scappava all’aeroporto. Gli ho fatto perdere pure l’aereo».
Sarebbe disposto a vendere il club?
«Mai. A me mica m’ha bussato un americano per dirmi che devo vendere, che me ne devo andare per i debiti. La Lazio me la tengo e vincerò questa sfida. Quando sarò stufo la passerò a mio figlio».