Lazio, Martini: "I calciatori di oggi non ci conoscono. Oggi sul campo riproporremo..."

12.05.2024 11:15 di  Niccolò Di Leo  Twitter:    vedi letture
Lazio, Martini: "I calciatori di oggi non ci conoscono. Oggi sul campo riproporremo..."

RASSEGNA STAMPA - Tra gli eroi dell'indimenticabile Banda Maestrelli c'era anche Luigi Martini. L'ex terzino, che oggi sarà tra i protagonisti della festa che si terrà all'Olimpico per i 50 anni dalla vittoria del primo Scudetto prima di Lazio-Empoli, è intervenuto ai microfoni del Corriere della Sera per parlare di quella storica impresa e per farlo è partito da un concetto chiaro e inequivocabile, ovvero che quella squadra non ha vinto solo sul campo, ma ha vinto la vita, scrivendo una storia che è stata ripresa più volte tra documentari e libri. "In campo eravamo anarchici, controcorrente" - spiega Martini - "Juventus, Inter e Milan andavano in giro sempre e solo in divisa, avevano il divieto di praticare altri sport. Noi facevamo come volevamo. Nel bel mezzo degli anni di piombo non era conveniente parlare di politica, invece Chinaglia disse che votava Almirante e fece scalpore. La Digos ci disse che rischiavamo che qualcuno ci sparasse alle gambe".

LA LAZIO DEL '74 E QUELLA DEL 2000 - La prima grande impresa nella storia biancoceleste, poi quella del 2000 di Eriksson e la sua squadra di fenomeni. Quel sentimento di unicità, spiega però l'ex difensore, resta impresso nelle loro menti. Tra le due formazioni c'era una differenza di valori netta, da una parte una squadra di cuore e passione, dall'altra i migliori talenti del calcio europeo.

LAZIO-VERONA - Una differenza che Martini non nasconde, spiegando, però, come per la sua squadra la parola 'perdere' era sinonimo di autodistruzione, un'ipotesi non percorribile. E in questo senso quanto avvenne in Lazio-Verona ne fu evidente conferma: "Capii quel giorno che avremmo vinto lo Scudetto" - per poi svelare - "Oggi, prima della gara con l’Empoli, riproporremo quell’episodio proprio perché fondamentale".

LENZINI - Una figura importante di quella squadra fu anche quella del presidente Lenzini, descritto come un padrone che non imponeva la propria presenza. Un uomo conscio della situazione nello spogliatoio, dell'importanza di Maestrelli nel determinare gli equilibri, ma allo stesso tempo sempre sul pezzo. In questo senso Martini racconta che ogni lunedì, insieme a Re Cecconi, veniva invitato a pranzo in quanto a capi dei clan opposti a quelli di Chinaglia e Wilson, per avere anche il loro punto di vista. 

I CALCIATORI E LA CONOSCENZA DELLA STORIA - Una storia quella della Lazio del 1974 che viene custodita nel cuore dei tifosi, nei libri e nella leggenda ma che, a detta di Martini, i calciatori della rosa attuale non conoscono: "Alla scorsa cena di Natale non ho avuto l'impressione che la conoscessero. Io non avevo rapporti con Piola, che abitava lontano. Ma quando mi trovavo di fronte a Morrone o a Lovati sentivo un profondo senso di rispetto".