Klose a tutto tondo: "Quanto affetto in Italia! Con Reja mi trovo bene, spero rimanga... Calcioscommesse? Nello spogliatoio siamo sereni"

Pubblicato alle 01.13
21.04.2012 12:13 di  Marco Ercole   vedi letture
Fonte: Lalaziosiamonoi.it
Klose a tutto tondo: "Quanto affetto in Italia! Con Reja mi trovo bene, spero rimanga... Calcioscommesse? Nello spogliatoio siamo sereni"

Miro Klose non vuole assolutamente mollare, nonostante gli acciacchi registrati in questa stagione e la carta di identità di certo non leggera, l'attaccante tedesco ha le idee chiare ed è determinato nel voler rimanere alla Lazio fino al 2014 per puntare poi ai mondiali in Brasile. Nell'arco della sua carriera ha ampiamente dimostrato di essere un campione anche nel sapersi gestire fuori dal campo, dosando al meglio le sue energie per poter essere sempre al massimo della condizione ogni volta che è stato chiamato in causa. Nella mattina di ieri vi abbiamo proposto alcune sue parole, che però in realtà non erano altro che un piccolo estratto di una intervista concessa dal bomber della Germania al quotidiano "Frankfurter Allgemeine", una lunga serie di domande di Julius Müller-Meiningen a cui il campione biancoceleste si è sottoposto con grande disponibilità e che vi riportiamo qui di seguito in versione integrale.

Hai fatto partecipare anche altri compagni di squadra della Lazio alla tua passione per la pesca? «Ma, l'ho fatto poche volte. Siamo andati molto presto la mattina, per passare inosservati. Un paio di volte ho pescato nel mare e in un laghetto. Adesso voglio andare al Lago di Bracciano, o lì vicino, perché si trovano facilmente i "black bass" (persico trota o boccalone, ndr)».

La pesca può essere vista anche come un modo per isolarsi dalla vita calcistica italiana? «La pesca per me è silenzio assoluto che mi permette di divertirmi e rilassarmi. Inoltre, non è necessario che io peschi sempre qualcosa, mi capita spesso che mi basti il silenzio e gli splendidi paesaggi intorno».

Cosa ti soddisfa di più, 16 gol in una stagione o 16 kili di lucci pescati? «I gol naturalmente! Ma perché già ci sono riuscito, adesso devono arrivare anche i 16 kili di lucci».

I tifosi della Lazio ti idolatrano. Come ti senti nel ruolo di nuovo eroe di Roma? «Questo è possibile, ma io sto solo cercando di fare gol per aiutare la squadra. Non sono il tipo di persona che ti bussa alle spalle o che aspetta che a fare qualcosa siano gli altri».

Un entusiasmo del genere deve essere comunque insolito anche per te? «Certo se guardate l'ultimo anno al Bayern allora si, questo è insolito. Quando stai in panchina, non c'è nessuno che viene da te e ti loda per 90 minuti. Ma ovviamente quello che succede qui è bello soprattutto il rapporto con i tifosi e sono felice di giocare per la Lazio. Credo poi che a loro piaccia il mio modo di essere».

Quale è la manifestazione di affetto che ti ha sorpreso di più? «Quando vado ad allenarmi e ci sono i tifosi, loro vengono da me e mi baciano entrambe le guance. Questa cosa in Italia è comune. Ma la cosa in assoluto più pazza mi è capitata dopo il derby con la Roma di ottobre, quando ho segnato il gol della vittoria a tempo scaduto. La mattina dopo, il postino mi ha suonato il campanello, era un fan sfegatato della Lazio che aveva dovuto sopportare cinque derby persi senza vittorie».

Che cosa voleva? «Mi ha chiesto "posso fare una cosa?". Io ho risposto "Dipende da cosa". Lui si è inginocchiato davanti a me e mi ha baciato i piedi. Non riuscivo a crederci, ho pensato "è pazzesco quello che succede qui"».

Puoi mai avventurarti in città? «Sono stato spesso al centro, Roma è davvero una grande città. Basta sapersi nascondere bene, una buona mossa sono gli occhiali da sole e un cappello in modo da non farmi riconoscere da nessuno. Altrimenti non potrei fare un passo in avanti».

Come ti trovi negli allenamenti che per la Lazio, così per tutte le squadre italiane, sono senza i tifosi? «Puoi lavorare più concentrato e puoi anche sentire cosa dice l'allenatore durante le partitelle di allenamento. Al Bayern spesso non riuscivo nemmeno a sentire le mie stesse parole, perché le voci dei tifosi erano forti».

Come vivono i tuoi figli a Roma con la consapevolezza di chi è il padre? «Bene, ora vanno nella prima classe alla German School. Tra gli studenti c'è la rivalità tra quelli della Lazio e quelli della Roma, ma visto che al momento siamo avanti noi, per loro non ci sono problemi».

E il pomeriggio tirate insieme qualche calcio al pallone? «Spesso andiamo al campo da calcio e loro lavoriamo su esercizi di coordinazione, equilibrio e salto».

Sembra quasi un rigoroso regime di allenamento. Non vuoi che anche i tuoi figli diventino calciatori professionisti? «Ovviamente lascio a loro la scelta, così come è stato per me. Vediamo a cosa li porterà, io non li esorto a fare qualcosa in particolare. Anche con il tennis sarei soddisfatto».

Poco tempo fa hai avuto un incontro con Papa Benedetto XVI. Non avete parlato di calcio giusto? «Non proprio, il Papa si è comunque congratulato per il mio successo con la Lazio, il suo segretario privato poi, Padre Georg Ganswein è molto informato ed è uno sportivo appassionato. Nel dettaglio infine ho parlato con una Guardia svizzera e mi ha detto che l'80% dei ragazzi sono tifosi della Lazio».

Sei cattolico, la tua fede svolge un ruolo importante nella tua carriera? «Se pensate che io vi dico che ho fatto una preghiera di ringraziamento dopo il derby, beh questo non è il caso. In termini di gioco del calcio, ho più rituali. Ad esempio entro sempre in campo con la scarpa destra».

Ha destato sorpresa il tuo comportamento di fronte ai ragazzi della Primavera, quando hai raccattato i palloni al termine di un allenamento. È un atteggiamento che in Italia non contraddistingue le stelle del calcio? «Se io in allenamento dopo un paio di tiri in porta vado a raccogliere i palloni è una cosa che viene da sé. Per alcuni questo è incomprensibile ma per me è del tutto normale».

Quindi ci sono delle differenze culturali? «La mia interpretazione della denominazione "stella del calcio" è probabilmente diversa da quella di altri Io sono una persona normale e cerco di dare il buon esempio».

Hai avuto difficoltà ad adattarti all'Italia? «No, l'unica cosa che è stata difficile per me sta nel fatto che gli italiani mangiano tardi. In Germania, ero abituato ad andare a letto alle nove. Qua a quell'ora inizia la cena».

Al momento sei infortunato, quando pensi di tornare in campo? «Al momento non è possibile indicare una data certa per il mio rientro. Sto seguendo il protocollo e volo regolarmente dal dottr Muller Wolfahrt a Monaco per le analisi. Quando un muscolo è infortunato, non puoi mai sapere con esattezza quando guarirai. Non appena mi daranno il via libera medici e fisioterapisti torrneò in campo. Naturalmente spero che ciò avvenga il più presto possibile. Per quanto riguarda i camionati Europei non mi preoccupo affatto e comunque, spero di rientrare in campionato con la Lazio per realizzare magari anche qualche gol».

Un tuo metodo per la rigenerazione è il bagno nel ghiaccio dopo la partita. Questo ha colpito molto i tuoi colleghi vero? «Mi aiuta molto. È un metodo che risale al football americano. L'ho imparato nella Coppa del Mondo del 2006 con il coach fitness di Jurgen Klinsmann che l'ha introdotto in Nazionale. Per i miei compagni di squadra è troppo freddo, e finora nessuno si è avventurato nel ghiaccio».

La produzione di ghiaccio nella Lazio è concentrata su Miroslav Klose? «Si, anche nelle paritte in trasferta ho sempre a disposizione una vasca ghiacciata. L'ho sempre fatto dopo ogni partita in modo da permettere alle fibre muscolari di richiudersi velocemente».

La stampa sportiva italiana è conosciuta per i suoi soprannomi militari per i giocatori tedeschi. Ti piace quello che ti è stato dato, "panzer"? «Può andare. In carriera ho avuto molti soprannomi, "cobra", "killer". Alla fine anche "panzer" ci può stare».

Il tuo buon rapporto con Reja è noto. Tuttavia ha voluto dare le dimissioni a causa di problemi dell'ambiente. Sei riuscito a convincerlo personalmente a rimanere? «Penso che sia molto importante che Reja resti l'allenatore della Lazio. In quel momento ero insieme a tutta la squadra e gli abbiamo detto "mister, hai costruito questo gruppo, adesso non puoi abbandonarlo". Mi trovo molto bene con lui e spero che rimanga ma la decisione non spetta a me».

La Serie A rischia di nuovo di affondare in uno scandalo del calcio scommesse. Stefano Mauri e Cristian Brocchi sono stati interrogati, hai paura in qualche penalizzazione? «No, sono abbastanza tranquillo. Anche nello spogliatoio non è un problema. Ho seguito le notizie di questo scandalo, ma non in modo accurato».

Gli ultras della Lazio hanno fatto più volte parlare di loro per gesti di destra. Come si può fare fronte a questa cosa? «La mia opinione è chiara. La politica non appartiene allo stadio, e il calcio non può essere utilizzato per queste cose».

I tifosi della Lazio sono preoccupati che dopo il Campionato Europeo le tue motivazioni non saranno più come quelle di quest'anno. Vuoi rassicurare i tuoi fans? «Sicuro, i vorrei completare questa stagione segnando almeno un altro gol o due. Poi, se riesco a raggiungere questo traguardo, allora la prossima stagione cercherò di migliorare. Così sono sempre stato, ho sempre cercato di migliorarmi. Non sono uno che dice "ho segnato 16 gol, adesso posso pure tornarmene a casa". Il mio contratto con la Lazio dura fino al 2014 e chiunque mi conosce sa che la mia carriera è ben lontana dall'essere finita».