Diaconale: “Il tempo delle fratture è finito. Sì allo stadio della Roma, così si farà quello della Lazio..."

Pubblicato il 24/02 ore 19:05
25.02.2017 07:10 di  Claudio Cianci   vedi letture
Fonte: Claudio Cianci-Lalaziosiamonoi.it
Diaconale: “Il tempo delle fratture è finito. Sì allo stadio della Roma, così si farà quello della Lazio..."

L’Udinese, poi la Roma. In casa Lazio gli impegni sono fitti, e non ci si può assolutamente distrarre. Prima di pensare al derby, bisognerà superare la formazione guidata da Delneri per continuare la corsa all’Europa. E, in attesa dei futuri impegni, il responsabile della comunicazione biancoceleste Arturo Diaconale, è intervenuto ai microfoni di Radiosei durante la trasmissione 'La voce della Nord'. Diaconale ha toccato tantissimi temi: dal rapporto fra tifoseria e società, passando per le barriere, fino ad arrivare a delle possibili soluzioni per agevolare i tifosi che vogliono andare a vedere la Lazio all’Olimpico.

PREMESSE - “Faccio una premessa, dopo essere stato nominato responsabile della comunicazione, ho sempre detto che mi piaceva stabilire un rapporto di correttezza fra tutti gli interlocutori, pretendendo un rispetto identico. Sono andato in giro anche dove trovavo ostilità preconcette. Qui sono venuto con maggiore soddisfazione, anche con un impegno: voglio rivolgere un ringraziamento a tutti i tifosi che seguono la squadra, quelli che sono tornati allo stadio e quelli che vanno in trasferta. Qui voglio rivolgere un ringraziamento da parte della società non formale, ma veramente sentito a tutti. Sono convinto che una squadra che non può contare sui tifosi, è destinata a perdere la ragione del suo essere, nel lungo periodo. La società apprezza sentitamente il ritorno della Curva Nord, la vuole sostenere in tutti i modi per cercare di riallargare questa tifoseria che ha diritto ad avere le proprie passioni, coltivarle ed allargarle. Ed ha diritto ad avere una squadra che sia all’altezza di queste passioni".

RAPPORTO TIFOSERIA-SOCIETA' – “Risulta indispensabile ricucire il rapporto che si è strappato. Queste fratture devono finire, è terminato il tempo di quest’ultime. Il passato non si può rimuovere, solo la consapevolezza del passato può consentire di fare un passo in avanti per creare un rapporto solido. Il legame fra tifoseria, società e squadra non può non essere solido. L’anomalia è la frattura di questo rapporto per una serie di circostanze. C’è stata una guerra in cui alcuni hanno pensato che disertando lo stadio si potesse destabilizzare una società e cambiare il vertice di quest’ultima. Chiunque abbia partecipato ha perso questa guerra, ora ognuno deve fare la sua parte. Quando sono entrato nella Lazio, ci sono entrato nella convinzione di conoscere personaggi che erano dipinti come superuomini, invece ci sono persone assolutamente umane. Quando sono andato alla Rai a parlare con Lotito del terremoto del centro Italia rimasi colpito dalla commozione che ebbe per la vicenda”.

ERRORI –Chi è che non sbaglia? È impossibile non sbagliare: la perfezione non è di questo mondo. La società ha compiuto degli errori, ma ha mantenuto la posizione ed è andata avanti permettendo alla Lazio di essere uno dei club con i bilanci in ordine. Credo che si debba difendere la società: la comunicazione è un processo continuo che va alimentato continuamente nel segno del sostegno alla squadra, dei colori e della passione. La comunicazione serve a questo: poi ci sono modi differenti per tutelare queste cose. La società lo sta facendo, con gli strumenti che si possono usare ci stiamo muovendo. Si tratta di un processo che non può essere immediato, ci vuole la continuità. Qualche cosa è cambiato: abbiamo aumentato il numero dei rapporti con i giocatori, facciamo due conferenze stampa a settimana, mi rendo conto che chi lavora come giornalista della Lazio deve lavorare su del materiale fresco. Abbiamo cercato di migliorare i rapporti con i giornali. Sono andato ovunque per stabilire un rapporto con chiunque, anche con quelli che erano nemici pregiudiziali".

MASOCHISTI - Coloro che sembrano contenti quando la Lazio perde? Rispetto queste persone e non mi sento di condannarle, sono masochisti che si fanno male da soli. Posso capire che qualcuno abbia voluto usare il masochismo di massa per far saltare gli equilibri della società. Questo tempo è finito, le cose sono cambiate. La mia presenza in giro dimostra un’apertura da parte della società. Questo è un inizio e credo che il presidente Lotito abbia voluto prendere uno come me, di lunga esperienza, proprio per riaprire e ricollegare questi rapporti. Risulta indispensabile aprire un rapporto più stretto fra società e club: i gruppi di tifosi dovrebbero moltiplicarsi. In questo lavoro ci metto la passione, mica vengo da Marte. Vengo da una lazialità degli anni ’50 e in questo mestiere ce la sto mettendo. Io amo il dissenso, è stimolante. Va bene anche la contestazione, purché rimanga nella legalità”.

BARRIERE, STRISCIONI ED ALTRE PROPOSTE – “Credo che anche all’interno dello stadio i segnali che sono arrivati recentemente siano chiari. La promessa di superare le barriere ed alcuni vincoli inutili ritengo sia importante che non venga soltanto dalla società. Abbiamo visto come ci sia la volontà di arrivare al superamento di queste questioni. Stiamo lavorando anche sui parcheggi, se non si può risolvere il problema degli spazi auto lavoreremo sull’ipotesi delle navette. Qualsiasi iniziativa però si può impantanare con questioni burocratiche, quindi prima di annunciare una cosa bisogna fare attenzione. L’esigenza della sicurezza non può essere allentata, è diventata un fattore fondamentale nella nostra epoca. Si tratta di una prova importante quella di Coppa Italia contro la Roma: se si riuscisse a svolgere il derby di sera in modo in tranquillo noi avremo fatto un passo in avanti. Gli striscioni che contengono insulti non possono essere messi, quelli che non li contengono dovrebbe essere accettati. Si tratta di buonsenso, porterò questa problematica all’interno della società. Io comunicherò l’esigenza di far salutare i tifosi in trasferta dalla squadra a coloro che devono dare il permesso. I giocatori credo siano ben felici di stabilire un rapporto. Il lavoro che deve fare la comunicazione è anche quello di far saltare i pregiudizi, i tifosi vanno ringraziati anche per il comportamento che tengono in trasferta. Si sono dimostrati tifosi capaci e maturi. Il mio compito è quello di ribadire che questa è una tifoseria e una società che è sul livello europeo. Dobbiamo uscire dalla dimensione ‘domestica’ ”.

NEGOZIO IN CENTRO, BRAND E FAIRPLAY FINANZIARIO–Tenete conto che un negozio in centro è un investimento cospicuo, in prospettiva però dobbiamo pensare in ottica internazionale. Quando c’è stato il Capodanno cinese, ho scoperto che in Cina la Lazio viene seguita e quindi bisogna esportare il nostro brand. Ognuno di noi vuole fare il possibile, a volte si commettono degli errori. Investire di più sul mercato forzando sul fairplay finanziario? Si tratta sempre di compatibilità economica, l’importante è che non si scenda sotto la linea rossa dove c’è un rischio finanziario. L’obiettivo ora è entrare in Europa. Una volta entrati, conterà rimanerci”.

DIALOGO TIFO-SOCIETA’ E QUESTIONE STADIO - “Quando parlavo di rapporto con i club parlavo di un rapporto trasparente e codificato. Qual è il rischio? Che i rapporti possono essere confusi, quelli chiari e trasparenti sono sacrosanti. L'impianto della Roma? L’importante è che lo stadio non sia un ecomostro, quello romanista non credo sia facile che venga realizzato. Mi auguro però, che si possa fare, così si potrà fare anche quello della Lazio. Le società hanno bisogno di impianti di proprietà, ma non possono essere isolati, devono essere accompagnati da strutture che diano reddito. Poi la speculazione è un’altra cosa. Nella città che ha detto di 'no' alle Olimpiadi bisogna essere realisti. Infine voglio dire che la società Lazio sostiene la proposta di intitolare una strada di Roma ad Umberto Lenzini, poiché è un personaggio mitico della storia biancoceleste, così come lo è stato Dino Viola per i romanisti”.