Un pentito: "La camorra dietro la scalata alla Lazio"
L’imprenditore "Giuseppe Diana aveva stretti legami con la camorra". Così Augusto Latorre, uno dei principali collaboratori di giustizia con un passato di boss legato alla famiglia Bardellino, svela i retroscena dell’uomo d’affari finito nel processo sul riciclaggio di denaro attraverso l’acquisto della S.S. Lazio. Sul banco degli imputati, oltre a Diana, ci sono Bruno Errico, Gian Carlo Benedetti, Diego Franchetti e Arturo Ceccherini. "Diana aveva l’appoggio dei Bardellino, con cui aveva avviato degli affari economici", prosegue Latorre, che ha voluto chiarire i rapporti che lo legavano dagli anni ’90 in poi con esponenti di spicco della criminalità organizzata campana. La sua audizione - come si legge sull'edizione odierna de Il Tempo - risulta fondamentale nel processo che si è svolto ieri al Tribunale di Roma, in quanto il sostituto procuratore Stefano Rocco Fava intende dimostrare come il denaro utilizzato per l’acquisto del club biancoceleste provenisse dai forzieri della camorra o, comunque, da operazioni finanziarie con matrice illecita.
A questo filone d’indagine si è giunti attraverso le intercettazioni captate in un altro filone, quello relativo all’estorsione al presidente della società Claudio Lotito, che sarebbe stato minacciato più volte al fine di vendere la società proprio al gruppo di imprenditori in odore di camorra. In particolare, la Procura ritiene che le pressioni a Lotito sarebbero giunte anche attraverso una "campagna diffamatoria, di contestazione e intimidazione (…) tale da operare una pressione psicologica costante". Questo sarebbe avvenuto attraverso l’emittente radiofonica "La Voce della Nord" gestita dal gruppo ultras Irriducibili, tramite l’esposizione nella Curva Nord dello stadio Olimpico di striscioni contenenti affermazioni quali "Lotito nemico della Nord", "Lotito vattene", "Hai rinnegato la nord", "Hai sputato su Chinaglia" e "Lotito boia è il grido di battaglia".
Infine, sarebbe emersa un’opera di "denigrazione del Lotito, consistita, tra l’altro, nell’affiggere presso diversi quartieri della città manifesti riportanti un articolo di giornale del 14 novembre 1992, in cui si dava notizia dell’arresto de Lotito, e nell’esporre le affermazioni del medesimo contenuto in alcuni striscioni esposti allo stadio".