ESCLUSIVA, Marco Ballotta: un campione che non vuole mollare!!!

20.03.2009 10:34 di  Giulia Costantini   vedi letture
Fonte: lalaziosiamonoi.it-Costantini
ESCLUSIVA, Marco Ballotta: un campione che non vuole mollare!!!

Marco Ballotta un campione che non vuole smettere mai di giocare a calcio. Ha 44 anni ne compirà 45 ad Aprile ed ancora gioca in prima categoria, stavolta, come ai suoi esordi con una casacca d’attaccante, ma il ruolo per cui lo ricordiamo e nel quale detiene anche dei record, è il ruolo di portiere, rivestito nella nostra Lazio negli anni gloriosi del secondo scudetto. Durante la sua carriera spesso ha dovuto sapersi mettere da parte, infatti, molto spesso, è rimasto, con dignità e senza lamentele, di riserva a qualcun altro, sempre pronto a riprendere con impegno e passione il proprio posto tra i pali.

Quando inizia la sua carriera nel calcio?
Inizia all’età di 12 anni come centravanti e dopo un paio d’anni sono diventato portiere, per varie vicissitudini.

Lei è stato il giocatore più anziano che abbia mai giocato in serie A e in Champions League. Come ci si sente a detenere questo primato?
C’è soddisfazione, penso che premi la mia passione per questo sport e penso di essere stato premiato, nel senso che è stata una carriera molto lunga, a cui ho dato veramente tutto quello che potevo dare e non è un caso se sono arrivato, diciamo cosi, in età avanzata a giocare ancora ad alti livelli.

Inoltre lei detiene il record assoluto per la serie C1 del minor numero di goal subiti.
Quando ero a Modena è stato un anno anche quello strepitoso, dove siamo riusciti a subire solo nove reti e sarebbero stati ancor meno se non avessimo subito quattro goal in due partite. Partite buttate via. Ciò nonostante per il momento per il momento vedo che nessuno è riuscito a far meglio.

Nel 1997 arriva la Lazio e vi resta per tre stagioni consecutive. Quali ricordi ha della nostra squadra?
Dei ricordi straordinari, con andamenti un po’ altalenanti soprattutto il primo anno dove è stato importante aver vinto la Coppa Italia anche se sottovalutata; penso sia stato importante, perché se non avessimo vinto quel trofeo, forse sarebbero cambiate un po’ di cose: dall’allenatore a qualche giocatore e non so, se poi in futuro, avremmo continuato a vincere i trofei che abbiamo vinto.
In quell’anno si lottava per lo scudetto e fino a cinque sei partite dalla fine eravamo a ridosso della prima, credo la Juventus, ad un certo punto siamo rimasti in dietro e quindi lasciammo le speranze per il campionato; eravamo in finale di Coppa Uefa che abbiamo perduto con l’Inter, restava soltanto la Coppa Italia per fortuna infatti dalle grandi speranze di un mese prima si rischiava di rimanere con un pugno di mosche in mano. Ma, d’altronde, anche la Coppa Italia è stata molto combattuta infatti avendo perso per 1-0 a Milano siamo riusciti a ribaltare una partita incerta in casa ottenendo un 3-1. Da quella vittoria è probabilmente partito il miracolo Lazio: l’anno successivo abbiamo vinto la Coppa delle Coppe e siamo arrivati secondi in campionato soltanto per un punto, poi nel 2000 lo Scudetto e la Coppa Italia. Era una bella Lazio.
Sono stati tre anni per me molto importanti.

In particolare, quali i ricordi dello scudetto?
A parte che è stato vinto con un’ora di ritardo aspettando il risultato della Juve a Perugia con molta tensione sugli spalti e in campo, nonostante ciò è stata una soddisfazione importantissima. Il ricordo è ancor più bello perché in quel l’anno abbiamo fatto una grande rimonta, la partita di svolta è stata quella di Torino vinta da noi contro i granata per 0-1. Finalmente arriva lo scudetto che per due anni consecutivi c’era sfuggito di mano.

Nel 2005 torni alla Lazio come terzo portiere.
Si, inizialmente eravamo partiti cosi, però sinceramente non ero andato lì per quello; c’ero andato perché sapevo che c’erano un po’ di problemi con i portieri, ma sinceramente, il ruolo del terzo non mi confaceva: o cambiavano le cose oppure avrei scelto un’altra strada, perché sinceramente non mi sentivo al pari di quel ruolo; l’ho fatto solo per la prima domenica, perché poi dopo Matteo Sereni si fece male, lo stesso anche Angelo Peruzzi: insomma c’era stato un po’ di movimento, io ero sempre in panchina e poi mi capitò di debuttare proprio nel Derby.

Diciamo, che grazie a quegli infortuni, lei quella stagione riuscì a giocare otto partite.
Si diciamo, di si, ho fatto la mia parte, ho dato il mio contributo, che serve sempre.

Nel 2007/2008 Peruzzi si ritira e lei è ancora una riserva del giovane portiere Fernando Muslera. Come ci si sente essere da più tempo in una squadra e fare la riserva di un giovanissimo appena arrivato?
Bisogna tenere in considerazione che io avevo già una certa età e sapevo quale era il mio ruolo ed era quello di, magari, accudire, tra virgolette, il giovane che doveva e voleva crescere, ma purtroppo era ancora po’ prematuro buttarlo in pasto ai leoni così precocemente. Le qualità le aveva e le ha tuttora: si è visto un grosso miglioramento dall’anno scorso a quest’anno; la scorsa, secondo me era ancora presto per buttarlo dentro la mischia, aveva solo bisogno di crescere anche tecnicamente e fisicamente e penso che quest’anno si sia visto il lavoro fatto la scorsa stagione.

Dirigente del Modena: storia che finisce solo dopo pochi giorni. Come mai?
Non c’erano le condizioni per poter andare avanti: si sono fatti dei progetti iniziali, che però non sono stati rispettati; non c’erano le condizioni per fare di più e quando non si può lavorare, io che sono un lavoratore, non si va avanti. Se ci sono delle idee ben precise vanno rispettate, altrimenti, sinceramente non mi trovavo nella posizione giusta. E’ stato meglio così.

Parlando di portieri, lei ha spinto l’arrivo di Carrizo. Si sente deluso o continua a mantenere la sua posizione?
C’è stata una visione di tanti portieri; lui lo abbiamo visto per pochissimo tempo in video cassetta, c’eravamo io, Peruzzi e l’allenatore. Non è stato scelto da noi, è stato scelto perché sul mercato non c’erano molti portieri: lui era uno di quelli più ambiti, non solo dalla Lazio. Secondo me, comunque Pablo ha fatto un grande affare: sta facendo lo stesso percorso che ha fatto Muslera. Sono sudamericani, Muslera ha un anno in più di lavoro in Italia con un bravo preparatore, Grigioni e Carrizo sta percorrendo le stesse orme, ha bisogno di un anno di tempo di lavoro, di conoscere il nostro calcio e di crescere tecnicamente, perché ha le qualità, le ha dimostrate prima, le dimostrerà quest’anno e il prossimo anno. Comunque, sono portieri, che secondo me, non possono stare insieme nel senso che, purtroppo in una squadra gioca solo uno, invece loro hanno bisogno di giocare entrambi e probabilmente così uno dei due è chiuso.

Carrizo probabilmente tornerà in campo domenica contro il Catania. Lei, nelle condizione di Carrizo, che cosa avrebbe fatto?
Assolutamente niente, perché lui si è giocato le sue carte e purtroppo non è ancora pronto per il nostro campionato, però lo sai solo dopo. Un altro piccolo problema, è che, appena arrivato a Roma, ci si aspettava chi sa cosa da questo Carrizo e quando le premesse sono enormi, si rimane un po’ delusi: da lui ci si aspettava tanto, forse davvero troppo. Credo ancora in lui, senza problemi, come credo in Muslera, perché hanno qualità, sono giovani e, fortunatamente per loro, hanno tutto il tempo materiale davanti per poter sicuramente migliorare, perché le basi ci sono.

Carrizo a fine stagione andrà via?
Uno dei due, secondo me, deve cambiare aria, perché, ripeto, ne basta uno e devono poter giocare tutti e due, poi dovranno fare delle scelte e le faranno, non sta a me dirlo. E’ giusto fare delle scelte. Muslera comunque ha dimostrato molto; può essere un portiere della Lazio, penso che vorranno continuare con lui.

Quanto conta l’anzianità e l’esperienza di un portiere?
L’esperienza è importante, le capacità sono importanti, la reazione nei momenti difficili è importante ed io dico sempre che il giocatore, come l’uomo lo si vede nei momenti di difficoltà, perché quando le cose vanno bene è facile per tutti e quando le cose vanno male lì vedi l’uomo, la persona e il professionista. C’è anche il momento di stare fuori, non è mica un problema, però devi servire e capire i tuoi errori, se ce ne sono stati, per essere più forti quando si sarà chiamati in causa, perché tanto ricapita.

Che ricordi ha di Delio Rossi, quale ritiene sia il suo futuro?
Sull’allenatore è il Presidente che deve decidere sono state fatte delle scelte, anche l’anno scorso era messo un po’ in discussione, poi si è deciso di continuare con lui, si sono capiti e da li sono partiti. Probabilmente i risultati non sono stati quelli prefissi, ciò nonostante la squadra mi piace, è giovane e ogni anno che passa può soltanto migliorare, ha dei giocatori interessanti. Non so cosa ci si possa aspettare da questa Lazio, perché sinceramente è partita forte poi ha avuto un calo, un andamento un po’ altalenante, perché la squadra è molto giovane e questo ci può stare. Poi sta al Presidente decidere se questo allenatore fa al caso di questa Lazio. Comunque in questi anni qualcosa di fatto bene lo ha fatto.

Come vede la Lazio domenica a Catania?
Bè un po’ arrabbiata, perché perdendo in casa domenica scorsa, ha avuto una brutta battuta d’arresto: era la partita che poteva segnare il futuro della Lazio, che vincendo poteva agganciare una classifica completamente diversa. Il Catania sta attraversando un buon momentino e giocare a Catania non è facile; per tutte e due è importante il risultato, è una partita importante che può segnare la classifica di entrambe le squadre, forse un po’ più per la Lazio che per il Catania, però penso che sia un bivio.

Di fermarsi non ci pensa. La vediamo tuttora giocare a calcio nei panni d’attaccante.
Purtroppo non sto dando il meglio di me, perché sono spesso infortunato, non sto dando una grossa mano alla mia squadra al momento; spero di tornare in campo al più presto e terminare il campionato segnando qualche rete.

Quando appenderà gli scarpini al chiodo?
Io mi diverto ancora. Perché smettere? Non me la sento di lasciare così di punto in bianco e poi è anche un modo per tenersi in forma. Ci metto ancora la passione che avevo fino a pochi anni fa.

Quale sarà il suo futuro?
In questo momento ho tre aziende da seguire, che mi portano via un sacco di tempo, poi seguo il calcio, mi è stato proposto anche qualche ruolo da dirigente in altre società a livello professionistico, proposte che sto valutando, però devo fare delle scelte. Si vedrà.

Continuerà a seguire la Lazio?
Certo, Questo sempre.