L'ANGOLO TATTICO di Juventus-Lazio - Due gol subiti su due lanci di Bonucci: il simbolo di una notte da horror
Nella sigla dei Simpson, Bart è costretto a scrivere sulla lavagna, fino allo sfinimento, le azioni da non compiere. Poi, al suono della campanella, afferra lo skateboard e schizza via fuori dalla scuola. "Non si possono subire due reti su due lanci lunghi di Bonucci. Non si possono subire due reti su due lanci lunghi di Bonucci". Sulla lavagna di Formello, questo è il ritornello che dovrebbe consumare i gessetti dei difensori biancocelesti. Allo Juventus Stadium è stata un'ecatombe, una disfatta ancora più amara della sconfitta in Supercoppa. Perché perseverare con gli stessi errori è diabolico, perché tutto si poteva far tranne che incassare altri quattro gol.
DIFESA INDIFENDIBILE - L'assetto difensivo della formazione di Petkovic è stato disastroso. E' inutile indorare la pillola, così non va: non si possono subire tre reti praticamente identiche, non si può lasciare che un difensore centrale - Leonardo Bonucci - entri per ben due volte nel tabellino degli assistman, semplicemente calciando in avanti un pallone dalla propria difesa. Per carità, il nazionale azzurro è quasi più bravo a impostare che a difendere, ma quello visto ieri a Torino è inaccettabile. I primi tre gol realizzati dalla Juve nascono con la difesa biancoceleste schierata. Il pallonetto filtrante di Pogba è un gesto tecnico sopraffino, ma Vidal scappa indisturbato tra Radu e Lulic. Ed è 1-0. Poi il primo lancio di Bonucci: Radu e Novaretti sono troppo schiacciati su Vucinic, Hernanes si perde Vidal lanciato a rete. Il cileno ha la freddezza sotto porta di un cecchino, doppietta dopo soli 25 minuti. La terza e la quarta rete mettono in mostra le lacune personali della retroguardia laziale. Il gol di Vucinic nasce ancora da un lob a lunga gittata di Bonucci: il montenegrino brucia senza pietà il macchinoso Novaretti e brucia l'uscita non troppo convinta di Marchetti. Fino ad arrivare al gol finale di Tevez: Vucinic fa il velo ed elude Novaretti, l'Apache polverizza Cana con una finta da fuoriclasse. Il reparto arretrato biancoceleste ne esce con le ossa rotte e con la triste consapevolezza che solo Giuseppe Biava avrebbe saputo fare meglio. La necessità, l'urgenza di un difensore centrale di spessore è lampante, almeno quanto quella di un attaccante alla Yilmaz.
TIRI DA FUORI E BUCHI NERI - Anche lì davanti, la Lazio fa una fatica immane a produrre azioni pericolose. Anche nel momento migliore biancoceleste - tra la rete del 2-1 e la fine del primo tempo -, le insidie maggiori per Buffon sono arrivate dai tiri da fuori. La Juventus sa come chiudere ogni spazio, la sua forza è proprio nel muro di difensori e mediani che recuperano palla e ripartono in velocità. La lucidità dei bianconeri risalta di fronte alla frenesia degli uomini di Petkovic. Solo le conclusioni da fuori area di Candreva alleviano un'impotenza offensiva poco rassicurante. C'era un buco nero nell'area juventina, che risucchiava ogni speranza laziale. Lo scorso anno, i biancocelesti trasformarono lo Juventus Stadium nel Fort Lazio. Ieri sera c'è stato solo il Fuerte Apache di Tevez e degli altri bianconeri. La lezione di Supercoppa non è bastata nelle aule di Formello, bisogna fare scorta di gessetti e cominciare a scrivere alla lavagna che così non va, che va cambiata subito marcia.