Lazio, Sarri e una storia già scritta... senza lieto fine

12.03.2024 17:30 di  Alessandro Zappulla   vedi letture
Fonte: Alessandro Zappulla-Lalaziosiamonoi.it
Lazio, Sarri e una storia già scritta... senza lieto fine
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La rivoluzione al contrario. Una volta scrissi un pezzo che si rifaceva al Gattopardo. Non meno di un anno e mezzo fa. Era la prima stagione sarrista e all'indomani del mercato invernale la figura del comandante era già in bilico. Ricordai il motto del principe di Salina nel Gattopardo: “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”. Erano ore calde, il calcio di Sarri stentava e il mercato non aveva dato rinforzi. Sembrava già l'inizio della fine, che solo il patto dei Parioli sventò dando vita all'anno e mezzo più bello della corsa di Mau. Una cavalcata giunta sino al secondo posto in campionato,  con annessa zona Champions e tutto ciò che abbiano vissuto nella parentesi più ridente della Lazio di Sarri. "Cambiare tutto per non cambiare niente", quel mantra, come un anatema, che nella Lazio torna di continuo costringendo da sempre a restare fermi al palo. Cambiare tutto, passando dall'ingaggio di Sarri per non supportarlo sul mercato e non cambiare niente. Cambiare tutto di nuovo, come l'addio a Sarri, per far sì che ogni cosa ritorni com'era, riportando le lancette indietro,  proprio all'inizio della rivoluzione. Una corsa mozzata a metà, una storia scritta senza il lieto fine, un'avventura vissuta col salvagente addosso e il timore di tuffarsi in mare, una rivoluzione al contrario appunto.

Maurizio Sarri non è più l'allenatore della Lazio. Ha pesato nella decisione coraggiosa, quanto anacronistica di un uomo che sembra già lontano da questo calcio e questo mondo, il pessimo cammino della squadra in campionato. Dodici sconfitte, una disarmante sterilità di gioco e di risultati, che sono valsi uno scialbo nono posto in classifica. Maurizio non ce l'ha fatta. Davanti al disfattismo e all'arido responso della squadra ha deciso di mollare. Troppo vero per prestarsi ai giochi di potere. Troppo coraggioso per chiudere da Re un anno fa: con la corona del secondo posto in classifica sul capo. Per nulla vigliacco e per questo pronto a congedarsi da uomo vero, con il gesto che ha spiazzato tutti: le dimissioni. Ed ora? Adesso che anche il capitolo sarrista della Lazio si è concluso, occorre guardare avanti. Il gesto inaspettato del comandante ha gettato il peso delle responsabilità solo e soltanto sui calciatori.

Quella squadra annoiata e viziata ha il terribile compito di portare la nave in porto. La ricerca della guida impazza, così come il totonome. Rocchi, Brocchi, Klose o chi sarà, dovrà ereditare un progetto scritto a metà. La sedia libera del comandante attende una nuova guida, ma il compito di ritrovare la Lazio passa per chi indossa quella maglia. Mau ha perso la sua scommessa, ma ha fatto scacco matto a chi gli ha voltato le spalle. Ora nessuna scusa e nessun alibi. Solo testa bassa e lavoro. Non esiste più alcun capro espiatorio dietro il quale nascondersi. Ad ognuno le proprie responsabilità.