ESCLUSIVA - Parla il talent scout Ciotola: "Bisogna puntare di nuovo sul settore giovanile... Keita? Un fenomeno"

17.02.2013 11:00 di  Lalaziosiamonoi Redazione   vedi letture
Fonte: Alessio Bernardini - Lalaziosiamonoi.it
ESCLUSIVA - Parla il talent scout Ciotola: "Bisogna puntare di nuovo sul settore giovanile... Keita? Un fenomeno"

Dopo lo splendore degli anni '80 e '90, il calcio italiano sta vivendo una fase di forte crisi, con i grandi campioni che scappano verso lidi, più ambiziosi e soprattutto più ricchi. Per far fronte a questa involuzione il mondo del pallone italico sta riscoprendo l'importanza di investire nei giovani e nei settori giovanili. Anche grandi squadre, come il Milan, hanno intrapreso questa via. In questa situazione vetrine importanti con il Torneo di Viareggio, tornano ad essere viste con un occhio particolare da tutti gli addetti ai lavori. Per saperne di più, su questo Viareggio e sullo stato del settore giovanile italiano, lalaziosiamonoi.it ha contattato in esclusiva, uno dei più giovani e preparati scout del nostro panorama calcistico: Gennaro Ciotola. Il giovane osservatore (ha appena 22 anni ndr) dopo essere stato alle dipendenze della Spal, quest'anno è nei quadri della Reggiana.

La prima fase del Viareggio si sta chiudendo. Che torneo ha visto fino ad ora?

"E' un torneo nel quale le squadre italiane si stanno comportando piuttosto bene. Perché se compagini come Stella Rossa e Maribor all'inizio della manifestazione potevano far un po' paura, invece stanno prevalendo le formazioni nostrane. Su tutte la Juventus, che sta facendo un ottimo torneo, anche l'Inter sta giocando bene. La sorpresa è indubbiamente la Virtus Antella, una squadra molto organizzata. Per non parlare del Napoli, che quest'anno sta facendo veramente grandi cose, e grandi ne farà in futuro visto i '95 che ha”.

Ormai il calcio è globale, quindi si riescono ad avere immagini di giovani calciatori da ogni parte d'Italia e del mondo. A questo punto è ancora importante un competizione come la Coppa Carnevale?

“Un torneo come il Viareggio rimane sempre importante, è una grande vetrina per i giovani calciatori, perché rimane una competizione seguita da osservatori di diverse nazioni”.

Passando al lavoro di scouting e partendo dai presupposti della domanda precedente, quanto è cambiato il suo lavoro?

"Personalmente preferisco vedere i ragazzi suoi campi, dal vivo. Non amo particolarmente questi nuovi mezzi, per i quali le società prendono giocatori solo visionandoli suoi vari siti o su Dvd. I giocatori vanno visti sul campo, perché spesso i video possono ingannare. Anche perché secondo me i giocatori in sud America non sono al livello di quelli in Italia: lì ci sono due o tre ragazzi bravi per squadra, ma per il resto sono inferiori ai nostri. Quindi è meglio prendere ragazzi italiani, anche per valorizzare il nostro patrimonio calcistico”.

Cosa cambierebbe, un giovane come lei, in questo mondo del calcio che appare un po' “vecchio”?

“Andrebbero cambiate molte cose, anche e soprattutto per i giovani calciatori. Ad esempio per far crescere meglio i ragazzi, abolirei il campionato primavera, creando delle società B, come in Spagna, nelle quali i giovani calciatori potrebbero mettersi in mostra in un contesto diverso, in un contesto nel quale dovrebbero giocare anche con giocatori più grandi di età, e non giocando con  ragazzi di pari età, perché solo giocando contro ragazzi più grandi, si può crescere”. 

Tante grandi squadre italiane, viste le difficoltà economiche, stanno riscoprendo l'amore per il settore giovanile, ma in che condizione è il settore giovanile italiano?

“Per quello che sto vedendo, le società italiane hanno capito che devono puntare più sui giovani,  non solo le grandi società, ma anche quelle minori, come quelle di Lega Pro, sia di Prima che Seconda Divisione, hanno cominciato a muoversi, e credo che questa sia un cosa molto buona”

Tornando alla Viareggio Cup, la Lazio si è qualificata ieri, le piace la squadra di Bollini?

“Ho visto la Lazio è mi ha impressionato tantissimo, soprattutto sono rimasto colpito da Keita. E' un attaccante che, secondo me, l'anno prossimo potrebbe giocare in prima squadra. Ma anche adesso, vista la defezione di Klose, non avrei puntato su il trentacinquenne Saha, ma su l'ex Barcellona, valorizzando un ragazzo che tra un paio d'anni farà faville”.

Una polemica forte, riguardo al settore giovanile, è quella sui troppi stranieri, importati, nelle squadre, secondo lei questa questione è vera e soprattutto con tutti questi stranieri, si rischia di perdere i giovani italiani?

“Su questa situazione mi ci sono soffermato a lungo. Faccio un esempio su tutti, quello del Chievo Verona che, dalla primavera ai giovanissimi, ha più di dieci ragazzi stranieri, la ritengo una cosa incredibile, dovremmo cominciare a valorizzare il nostro vivaio, guardando soprattutto nel sud Italia, perché è pieno di ottimi elementi. Però un altro problema è quello delle infrastrutture,  prima vanno migliorare, creando strutture adeguate per i nostri giovani e poi puntiamo su di loro”.