Caso Mauri, un anno di sospetti... E se l'impianto accusatorio non fosse così solido?

pubblicato ieri alle ore 18.30
16.01.2013 10:34 di  Marco Valerio Bava  Twitter:    vedi letture
Fonte: MarcoValerio Bava-Lalaziosiamonoi.it
Caso Mauri, un anno di sospetti... E se l'impianto accusatorio non fosse così solido?
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© foto di Marco Iorio/Image Sport

La notizia è stata rilanciata oggi, ha seminato preoccupazione. Stefano Palazzi avrebbe in mano quello che serve, sarebbe  pronto a dare il via al processo sportivo. Lazio, Genoa e Lecce nel mirino. In particolare, biancocelesti coinvolti per le presunte combine nelle partite con il Genoa del 14/05/2011 e con il Lecce del 22/05/2011. Secondo alcuni organi di stampa, inoltre, la società rischierebbe cinque punti di penalizzazione e il suo capitano, Stefano Mauri, il deferimento per illecito sportivo. Insomma, un fulmine a ciel sereno, proprio adesso che la Lazio insidia la Juventus capolista. Un caso? Forse. Fatto sta che Mauri e il club sono tornati nell'occhio del ciclone. E allora è giusto fare chiarezza su alcuni passaggi. Sì, perché è facile leggere o ascoltare di "numerose prove" a carico della Lazio e di Mauri. Sarà vero?

CARCERE- Stefano Mauri ci finisce il 28 maggio 2012. Si consegna all'alba, a Cremona, conscio che da lì a poche ore sarebbero arrivate le forze dell'ordine a prelevarlo. Il 30 maggio, viene interrogato dal Gip e dal Pm. Il 4 giugno gli vengono concessi gli arresti domiciliari. Il 14 giugno è libero. 24 ore prima che il Tribunale del Riesame di Brescia si esprima sulla legittimità della custodia cautelare alla quale è stato sottoposto il centrocampista della Lazio. Il ricorso dei legali viene discusso comunque, ma il Riesame lo dichiara inammissibile e il motivo è semplice, il giocatore è ormai libero e dunque è inutile discutere di quel che è stato. In realtà, secondo il Codice di Procedura Penale, per sottoporre un cittadino a custodia cautelare deve sussistere uno dei seguenti presupposti: 1) Rischio di inquinamento delle prove. 2) Pericolo di fuga. 3) ll rischio di reiterazione del reato.  Come avrebbe potuto, Mauri, inquinare le prove (già in possesso degli inquirenti), reiterare il reato (campionato fermo) o scappare (per andare dove, ammettendo la propria colpevolezza tra l'altro)? Non v'è risposta neanche nell'ordinanza di custodia cautelare. E allora, il dubbio sorge spontaneo. Non è che Mauri sia stato condotto in carcere in attesa di una confessione? Pensieri  corroborati dal precedente di Doni. L'ex atalantino si dichiara innocente, viene arrestato e dopo qualche giorno confessa. Forse si sperava in un risultato simile. Mauri, però, non cede, i legali ribadiscono la totale estraneità del loro assistito ai fatti contestati. Il centrocampista laziale rimane 16 giorni privo di libertà, senza che su di lui ci siano prove e senza che sussista nessuna delle tre esigenze cautelari.

LA PROVA CHE NON C'E' - L'accusa sostiene che Mauri sia protagonista delle combine di Lazio-Genoa e Lecce-Lazio, giocate a distanza di una settimana, tra il 14 e il 22 maggio del 2011. Nell'ordinanza di custodia cautelare, Mauri viene dipinto così: "Egli manifestava la sua costante disponibilità, a favore del gruppo degli zingari, ad alterare in cambio di denaro il risultato di partite della Lazio nel campionato 2010-2011, favorendone la vittoria anche ai fini di una migliore posizione in classifica. In concreto partecipava quantomeno alla manipolazione delle partite Lazio-Genoa, del 14 maggio 2011 e Lecce-Lazio del 22 maggio. Amico di Zamperini,che era al corrente di detta disponibilità, veniva da questi messo in contatto a tal fine con Gegic ed Ilievski". Amico di Zamperini, veniva messo in contatto con Gegic e Ilievski. Alt, facciamo ordine. L'indagine parte dalle "confessioni" del pentito Carlo Gervasoni, ex difensore del Piacenza. E' lui che tira in ballo Mauri. Quella di Gervasoni non è, dunque, una testimonianza diretta. Per esempio, quella di Carobbio su Conte lo è. Nel caso di Mauri, invece, siamo ai "si dice", "Mi hanno detto che", "Ho sentito dire". Insomma, voci.  Anche perché, i diretti interessati, lo smentiscono. Per esempio, ecco quanto dichiarato da Zamperini in proposito: "E' vero che conosco Mauri, che è mio amico fraterno e con il quale mi sento quasi quotidianamente. È anche vero che in occasione della trasferta della Lazio a Lecce l'ho incontrato brevemente nella reception dell'albergo che ospitava la Lazio. Si è trattato comunque di un incontro di cortesia durante il quale non ho assolutamente trattato di argomenti riguardanti la manipolazione di partite di calcio". Chiara anche la versione di Ilievski: "Ero a Roma, volevo incontrare qualcuno che mi confermasse la cosa (la combine di Lazio-Genoa ndr), ma non ci sono riuscito, non ho mai incontrato né Mauri né Sculli". Gegic fa eco: "Mauri? Mai incontrato, non lo conosco". Secondo l'ordinanza Mauri è uno dei perni dell'organizzazione, intrattiene rapporti con Zamperini e gli "zingari" che, però, o non lo conoscono o lo dichiarano estraneo alla vicenda.  Inoltre, nella mattina di sabato 14 maggio 2011, giorno di Lazio-Genoa, Ilievski e Zamperini sarebbero a Formello per incontrare Mauri e "definire gli accordi". L'incontro, secondo quanto riportato sull'ordinanza, avverrebbe tra le  12.42 e le 12.45. Tre minuti? Basterebbero, dunque, tre minuti per organizzare una combine, concordare somme, scambiarsi numero di conto-corrente e che più ne ha più ne metta? Dopo venti minuti, alle 13.04, Zamperini e Ilievski sarebbero già all'Hotel Duke, sede del ritiro romano del Genoa. L'albergo è a  quasi 24 km da Formello, una distanza difficilmente percorribile in 20 minuti considerando il traffico capitolino e la difficoltà nel reperire un posteggio per l'auto. Ma questi sono dettagli.

LA SIM, IL CONTO E LA SOLITUDINE - C'è poi la questione della scheda SIM intestata a tale Samantha Romano e usata -secondo l'accusa- da Mauri per intrattenere i suoi rapporti illeciti. La Romano è fidanzata con Luca Aureli, proprietario di un punto scommesse al quale Mauri e altri si appoggiavano per le "giocate" illegali. Questo secondo la procura. Ma cliccando qui, potrete scoprire dati interessanti sulla questione della SIM: in pratica, Mauri -tramite il raffronto dell'IMEI- non userebbe un Nokia 6610 con due schede, bensì un Blackberry e un Samsung Galaxy Tab. Mauri, poi, ha sempre sostenuto di aver sì scommesso, ma su Tennis ed Nba. E prove che lo smentiscano non ce ne sono. Tesi confermata dal legale di Aureli: "Stefano Mauri, temendo di compromettere la propria reputazione passando per uno scommettitore, richiese al suo amico Luca Aureli di giocare sull'Nba e sul tennis". Anche qui una smentita. Insomma, non c'è un protagonista diretto della vicenda che tiri in ballo il laziale. Solo Gervasoni che, però, parla per sentito dire e dunque diretto non lo è per niente.  Un altro dubbio, poi, perseguita colui che ragiona sulla vicenda. Ma se anche le partite fossero combinate, Mauri le avrebbe "acchittate" da solo? Senza l'aiuto di nessuno? Il quadro è bizzarro. Quantomeno. Senza considerare, poi, che nei periodi interessati, sul conto del giocatore biancoceleste non risultano flussi anomali di denaro. Come se Mauri combinasse partite di Serie A, così per divertimento e non per guadagno. Misteri, dubbi. Inutile dire che è sacrosanto rispettare il lavoro della magistratura ordinaria e anche sportiva. Ma farsi delle domande e cercare risposte è lecito. L'augurio è che la giustizia sia giusta, che non si colpisca tanto per colpire. Per condannare un uomo, togliergli il proprio lavoro, la propria vita, in un momento del genere, servono prove concrete, tangibili e inequivocabili. Se così non fosse, allora, il campionato sarebbe falsato e ogni credibilità persa per sempre.