ESCLUSIVA - Emilson Cribari: "Era una grande Lazio... Porto ancora 20 viti nel volto... Tare? Lavorava per Lotito da giocatore... Zarate come Lavezzi. Consiglio: Damião e Dedè"
I trascorsi in biancoceleste lo hanno marchiato fortemente. I suoi ricordi per niente sbiaditi ne caratterizzano un presente denso di momenti da ricordare. Emilson Sanchez Cribari, una storia consumata a correre dietro ad un pallone. Un passato vissuto a cavallo fra i due stati più importanti della sua vita: il Brasile, dove sono le sue origini e l’Italia dove è praticamente cresciuto. Scorrono lente le giornate di Emilson sotto il sole battente di Londrina, la città natale. Colazione veloce a base di latte e caffè, una corsa mattutina per tenersi in forma e una sosta quotidiana nell’ufficio in città. La Lazio è un ricordo, una cartolina che non sbiadirà mai, il calcio no, quello non è ancora passato nell’album delle nostalgie. Emilson è calciatore nella testa e nel cuore. Suda, lavora e progetta il suo futuro fatto di sfera a scacchi, in attesa di trovare una nuova squadra per cui dare tutto. Il contratto appena concluso col Cruzeiro, una stagione che non lo ha soddisfatto a pieno, hanno rappresentano per Emilson le ultime note del suo curriculum da calciatore. Cinque anni di Lazio intensi, arricchiti dalla gioia indelebile di una coppa Italia vinta ed una Super Coppa alzata a Pechino, ma non solo. Battaglie combattute e vinte a suon di calcio e spintoni, come quelli che contro la Dinamo Bucarest gli costarono una frattura al volto. “Ricordo tutto benissimo come potrei dimenticare. Quelle 20 viti sono rimaste qui con me e spero non mi facciano mai male. – ha spiegato in ESCLUSIVA a Lalaziosiamonoi.it - Subiì un colpo al volto e fui sottoposto ad un intervento chirurgico. Poi mi costruirono una mascherina protettiva, che conservo qui nel mio ufficio a Londrina”. Il coraggio è un suo marchio di fabbrica, la grinta pure e con quella ha saputo conquistare buona parte del tifo laziale. “Uscire con la maglia bagnata di sangue e di sudore”, intona l’inno del tifo biancoceleste.
E lui, Emilson, lo prese alla lettera in quei giorni di Lazio, sapendo che la squadra aveva bisogno del suo aiuto. “Fui incurante dell’avviso dei medici, che mi sconsigliarono di giocare e non ascoltai neanche la mia famiglia che era preoccupatissima. – ha raccontato ai nostri taccuini – Diaki si era fratturato la tibia, Siviglia era infortunato ed io decisi da me. Indossai la mascherina protettiva e feci un test in campo, poi scelsi di giocare. Andò tutto per il meglio e ci qualificammo per la Champions”. Fu un gesto eroico, da campione. Uno di quelli che non si lascia applaudire per una rovesciata sotto porta o per un colpo d’alta scuola. Un campione vero, uno che dalla battaglia esce solo se senza fiato. Emilson il lottatore, Emilson il combattente, Emilson che oltre ai piedi c’è anche il cuore. “Per la Lazio quella qualificazione in Champions – spiega - fu l’ultima nel recente passato e aver contribuito in tal modo per raggiungerla mi rende orgoglioso…”. Ride Cribari, quando ripensa ai momenti vissuti in biancoceleste, anche se nella sua testa restano non solo gli applausi. “Ho avuto dei problemi alla fine che non pesano quanto gli attestati di stima. Nella mia carriera ho fatto bene e ho fatto male, ma alla fine nessuno mi ha mai potuto contestare nulla per l’impegno e questo per me è fondamentale. Io non ho mai voluto rapporti troppo intimi fuori dal campo per avere dei vantaggi. Tutto quello che è Cribari nasce e finisce nel rettangolo di gioco”. La voce che per un attimo si incupisce.
La voglia di togliersi qualche sasso dalle scarpe è tanta. “Chi nella Lazio ha curato i propri interessi fuori dal campo ? Bèh io ho visto persone che ora hanno un importante ruolo nella società e che già da giocatore lavoravano per il Presidente e questo è brutto. Non mi sembra giusto che Tare che aveva ancora un anno di contratto da calciatore, nello spogliatoio ci parlasse a nome di Lotito. Questa situazione non piacque a nessuno ed oggi ci sono giocatori che facevano parte di quel gruppo, che certe cose non se le scordano”. Un sasso che sa di macigno Una pagina oscura di quella Lazio, che Cribari ha archiviato nella parte più grigia dei suoi ricordi, anche se prima di chiuderla torna ancora a soffermarcisi su. “La cosa che più ci colpì del comportamento di Tare fu che per un calciatore lo spogliatoio è sacro. Nulla deve uscire al di fuori. Lui invece nelle vesti del ‘doppio ruolo’ parlava col presidente e alla fine pagò Rossi e pagarono altri compagni”. Dal recente passato alla Lazio di oggi. L’ex numero 25 della compagine biancoceleste loda il gruppo di Petkovic. “Stiamo parlando di una squadra importante con giocatori forti. In difesa c’è Dias e di lui il Brasile è pazzo. Tutti parlano di Andrè. Lui potrebbe trovare una squadra in un attimo qui, ma gli consiglio di restare a Roma, nella Lazio”. Da Dias a Zarate l’analisi di Emilson passa sul Maurito che conquistò tutti a suon di gol e giocate. “Lo ricordo con noi nell’anno della coppa Italia. Era un calciatore dalle doti immense. Grandi giocate e qualità uniche. Io ho giocato anche con Lazvezzi e tecnicamente li metto sullo stesso livello. La differenza la fa la testa e la contuinuità. El Pocho vuole vincere sempre, lui è malato di vittorie (ride, ndr) e poi gioca di più per la squadra. Zarate deve cambiare in questo, non deve restare un solista in un gruppo in cui tutti alla fine sono importanti”. Dalla Lazio al Napoli, prima di calare il sipario sulla sua carriera italiana e partire per il Brasile.
Emilson ha nostalgia della Lazio, ma non dimentica il suo anno al San Paolo e parte il confronto: “Lì c’era un’atmosfera particolare, quella che non ho trovato nella Lazio, complice i rapporti della presidenza con i tifosi. A Napoli c’è una comunione d’intenti, che mette un’altra benzina alla squadra. La Lazio non è inferiore al Napoli tecnicamente, ma a volte i rapporti fanno la differenza”. Il presente profuma ancora di calcio e di calciatore per Cribari, ma il domani è ricco di sogni nel cassetto. “Ho ancora due o tre anni da vivere come giocatore (spera di trovare una squadra in Italia, ndr), poi voglio ultimare un progetto per i giovani che ho iniziato qui a Londrina. Ho aperto una scuola calcio ed ho intenzione di formare giovani talenti. Magari da portare in Italia e chissà magari proprio alla Lazio (ride, ndr)”. Intanto però Cribari si diletta nei consigli per gli acquisti e spedisce una cartolina ricca di nomi al presidente Lotito: “In attacco suggerisco alla Lazio Leandro Damião del Internacional, titolare della nazionale olimpica, mentre in difesa dico Dedè del Vasco de Gama e Luiz Rhodolfo del San Paulo. Loro si che sono pronti al grande salto del campionato italiano”.
Messaggio spedito e recapitato alla Lazio direttamente da Londrina. Ma visti i rapporti speriamo sia arrivato nelle mani di Lotito e non di Tare.