Calcioscommesse, dal volto nuovo ungherese alle verità di Paoloni... Fino ad arrivare al lapsus del pm: "L'ex portiere del Benevento aveva parlato di Genoa-Roma e non di Lazio-Genoa"

Pubblicato alle 17.39 del 12-01-2012
13.01.2012 01:19 di  Marco Valerio Bava   vedi letture
Fonte: La Repubblica/Mensurati-Foschini
Calcioscommesse, dal volto nuovo ungherese alle verità di Paoloni... Fino ad arrivare al lapsus del pm: "L'ex portiere del Benevento aveva parlato di Genoa-Roma e non di Lazio-Genoa"
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© foto di Luigi Gasia/TuttoJuveStabia.it

Si chiama Garbon Horvath. Ha 25 anni ed era un difensore talentuoso, eletto nel 2010 miglior giocatore d'Ungheria. Poi si è venduto ai mercanti del calcio. Ora si è pentito. E rischia di sollevare uno tsunami sulla Serie A italiana, a partire da una partita dello scorso campionato: Lecce-Lazio 2-4. Come appuntato in un'informativa della polizia del 19 dicembre trasmessa alla procura di Cremona "Horvath ha intrapreso un percorso di collaborazione con gli inquirenti ungheresi fornendo ammissioni nell'inchiesta che lo vede coindagato con Eng (...) In tale contesto lo stesso avrebbe fornito indicazioni circa l'alterazione di Lecce-Lazio del 22 maggio del 2011".

Quella partita era truccata, sostiene Horvath, offrendo così un riscontro a quanto gli investigatori lombardi avevano dapprima sospettato poi, anche grazie alle dichiarazioni dei vari arrestati, cominciato a fissare nel panorama accusatorio come un dato consolidato. "Ci sono tanti accertamenti positivi che confermano certe situazioni, anche in riferimento alle nuove partite di serie A. Sono parecchie le cose che stanno venendo fuori" ha spiegato ieri il procuratore capo Roberto Di Martino. Tradotto: gli accertamenti effettuati negli hotel delle squadre sospette, dove il protocollo del perfetto corruttore prevedeva che dovesse soggiornare un uomo della banda per portare la busta con il denaro ai calciatori, sono stati in molti casi positivi.

Positivo anche il risultato dell'analisi delle tracce delle celle telefoniche, tracce che "portano" gli Zingari nelle città dove si giocavano le partite corrotte in corrispondenza temporale con la gara. Gli investigatori quindi hanno le intercettazioni nelle quali gli uomini della banda parlano delle partite da truccare. E la prova che alcuni di loro si sono almeno mossi per farlo. Tanto basta per l'accusa (sia penale che sportiva). "Alcuni degli accertamenti tecnici effettuati - ha detto il procuratore - dimostrano che nella prima tranche dell'indagine, le parole al telefono dell'ex portiere della Cremonese e del Benevento Marco Paoloni non erano delle millanterie, né su Lazio-Genoa né sul ruolo del leccese Corvia nella vicenda". Paoloni in realtà aveva parlato agli Zingari di Inter-Chievo, facendo riferimento a Corvia come talpa. E - equivoco spiegabile con un lapsus del magistrato - non di Lazio-Genoa (partita comunque sospetta, per via delle dichiarazioni, riscontrate, di Gervasoni) ma di Genoa-Roma: "Sarà un over" dice il portiere al tabaccaio Erodiani, ed effettivamente la partita terminerà con un rocambolesco 4-3 per i padroni di casa (e la cacciata dell'allora mister giallorosso, Claudio Ranieri).

La Lazio è tornata ieri a ribadire la propria "estraneità completa alla vicenda". I prossimi accertamenti serviranno a chiudere il cerchio. E a ridisegnare anche quel quadro che la giustizia sportiva non potrà non affrontare: le responsabilità di Doni e Corvia (già in estate Repubblica aveva raccontato che l'attaccante era iscritto nel registro degli indagati, ma la Figc non aveva compiuto alcuna mossa ufficiale) rischiano di mettere in grave difficoltà sia l'Atalanta sia il Lecce davanti al procuratore della Figc, Stefano Palazzi. Che però indaga su tutte le 24 partite di serie A dello scorso anno finite, in vario modo, agli atti dell'inchiesta di Cremona.

Ieri nel palazzo di giustizia della città lombarda è tornato per essere interrogato dai pm l'ex capitano dell'Atalanta, Cristiano Doni, ancora agli arresti domiciliari. "Cristiano non ha mai fatto nulla contro la sua squadra - ha detto il suo legale, Salvatore Pino - il fatto che la sua squadra potesse aumentare i punti gli ha fatto fare un passo falso". Il riferimento è soprattutto ad Atalanta-Piacenza finita 3 a 0. "Ho detto - avrebbe raccontato Doni - al portiere del Piacenza, Mario Cassano, tiro centrale e lui si è buttato di lato. Ma il risultato era già combinato, io l'ho saputo solo a partita in corso".