A dieci anni dal 14 Maggio: "Dove osano le Aquile", il libro che rievoca quella fantastica stagione...M.Cragnotti: "Lotito si metta una mano sulla coscienza..."

12.05.2010 16:13 di  Riccardo Mancini   vedi letture
Fonte: Riccardo Mancini - lalaziosiamonoi.it
A dieci anni dal 14 Maggio: "Dove osano le Aquile", il libro che rievoca quella fantastica stagione...M.Cragnotti: "Lotito si metta una mano sulla coscienza..."
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Un'emozione lunga 10 anni. 14 Maggio 2000, un giorno che rimarrà impresso per sempre nei cuori e nelle menti dei tifosi Laziali. "Questa data rappresenta il coronamento di una speranza coltivata a lungo: testimonianza tangibile di come, a volte, anche i sogni più arditi possono trasformarsi in realtà", così scrive Stefano Greco (giornalista professionista fino al 2004, ora organizzatore di grandi eventi sportivi) nella prefazione del suo nuovo libro "Dove osano le Aquile" (in vendita in tutte le librerie), col quale ha voluto celebrare e rendere omaggio alla conquista del secondo Scudetto della storia biancoceleste. Un testo scritto da una persona e da un Laziale vero, ricco di emozioni forti e di momenti di gioia indescrivibili, che ha voluto ripercorrere, giorno dopo giorno, quella fantastica stagione culminata con la vittoria della squadra costruita da Sergio Cragnotti e guidata da Sven Goran Eriksson, composta da calciatori del calibro di Mancini, Veron, Nedved, Mihajlovic, Simeone, Nesta, Salas, Stankovic, Almeyda. 

Quest'oggi, all'interno della Sala dell'Arazzo, in Campidoglio, si è svolta la presentazione del libro scritto dallo stesso Stefano Greco. Un concentrato di passione, sentimento, brividi, amore per un ideale che va avanti ormai da più di 110 anni. Nella mattinata odierna, all'appuntamento, sono intervenuti diversi esponenti del mondo giornalistico e sportivo, oltre naturalmente a figure di spicco quali l'On.Alessandro Cochi, Gabriele La Porta, il dott.Pino Capua e Massimo Cragnotti. Un imprevisto dell'ultim'ora ha impedito, invece, all'ex presidente della Lazio, Sergio Cragnotti, di presenziare. "Basta sfogliare questo libro per capire e toccare con mano la netta differenza tra allora ed oggi - ha aperto così la cerimonia il direttore di Rai Notte, Gabriele La Porta -. Quella Lazio sembra essere lontana da quella attuale di almeno 3000 anni. Da quando sono ragazzo sono sempre stato abituato a fare l'Aquila, non posso permettermi di fare il gufo. Chi ci ha ridotto così deve andare via dalla nostra Lazio... - ha tuonato -. Ad ogni modo, parlando del libro, posso dire che in queste pagine si sente palpitare un cuore, quello di un Laziale vero come Stefano". In chiusura, La Porta tiene a precisare ed a ricordare un fatto storico: "Il nome Lazio significa 'Rifugio di un Dio' e si riferisce a quando Enea sbarcò in questa zona. L'eroe citato era un troiano, fondò Roma, che si trovava e si trova tuttora dentro il Lazio. Anche il mito dice che siamo molto più antichi di Roma...".

In seconda battuta ad intervenire è, come anticipato in precedenza, il figlio del Presidente di quella Lazio vincente, Massimo Cragnotti. Le sue parole trasudano emozione e sincerità, ma non lasciano trasparire possibilità per un futuro nuovamente alla guida del club: "Ultimamente non ne abbiamo parlato. In questo momento abbiamo altre cose a cui pensare. Ad ogni modo, sono onorato di essere qui oggi. Ringrazio Stefano per aver scritto un libro così bello e sentito. Alla guida della società biancoceleste abbiamo trascorso 10 anni meravigliosi. La vittoria dello Scudetto è stata il frutto di un lavoro di organizzazione, di programmazione e di gestione societaria impeccabile. All'epoca il campionato italiano era molto più equilibrato rispetto a quello attuale. C'erano le cosiddette 7 sorelle che davano vita ad un torneo avvincente. Quella odierna non è certo una situazione idilliaca per la Lazio. Lotito dovrebbe mettersi una mano sulla coscienza. Quest' Aquila deve tornare a primeggiare. La gente laziale se lo merita. Ciò che ha fatto per papà è qualcosa di fantastico".

Poi è il turno dell'on.Alessandro Cochi, delegato allo sport per il comune di Roma, anch'egli anima e cuore a tinte biancocelesti: "Stefano ci dà l'opportunità per ricordare che tra due giorni vedrà compimento il decennale dallo Scudetto del 2000. E questa è l'unica occasione che ci consente di farlo. Nessuno della società attuale ha intrapreso iniziative in questo senso. Ma preferisco non parlare della gestione societaria di Claudio Lotito. Sergio Cragnotti è stato un uomo vero, una persona che tutti i Laziali ricorderanno sempre con grande affetto, per tutto quello che ha fatto. Speriamo che qualcosa di importante, in sella al club, accada prossimamente".

Infine è il turno di Pino Capua: "Io sono un reduce di Lazio-Sorrento e degli spareggi di Napoli. Stefano ha riportato con il suo libro tutto ciò che ogni Laziale sogna tutte le notti. In questi giorni la storia della Lazio è stata insultata a più riprese, è stato infangato il nome della squadra più antica della Capitale da gente che non conosce minimamente la storia. Nel tessuto sociale di Roma esiste un territorio biancoceleste importante grazie alla Polisportiva più grande d'Europa e grazie alle sue 47 sezioni. Questi colori vanno rispettati, la storia dell'Urbe Eterna l'ha fatta la Lazio".

In conclusione, l'autore del libro Stefano Greco: "Ho scelto di scrivere questo libro grazie a mio figlio Francesco. Un pò di tempo fa mi chiese 'Papà ma quanti fenomeni c'erano nella Lazio di Cragnotti? Ti senti più legato a quella squadra o a quella del '74?' Le sue parole mi hanno fatto riflettere, mi hanno fatto pensare a lungo. Sinceramente non saprei scegliere. Posso dire, però, che Sergio Cragnotti è stato uno dei fautori principali del cambiamento del mondo del calcio. Fu il primo a battersi per l'indipendenza delle società di calcio. Secondo lui tutto sarebbe ruotato attorno alla vendita dei diritti tv. Ed infatti è stato così. Era 10 anni avanti a tutti. Per me è stato inevitabile fare un libro per celebrare le gesta di quella società e di quella squadra. L'epilogo di quella stagione merita di essere ricordato in maniera degna. E ci stanno pensando dei tifosi come noi, gente che ha amato quella squadra e che spera di vivere un futuro fatto di sogni e di tranquillità. Ognuno di noi ha dentro di sè un bambino, che vuole, in cuor suo, che la sua fede e la sua passione vivano momenti esaltanti".